12 settembre 2013

Settembre, andiamo, è tempo di migrare...

Citare D'Annunzio nel titolo di un post è un buon inizio, anche se forse un po' troppo pretenzioso. Soprattutto se il contenuto del post, come in questo caso, non vuol essere che un momento di riflessione su quanto mi sta succedendo in questo periodo. Ma tant'è, mi scuseranno i radi ma fedeli lettori, e anche gli occasionali, probabilmente.
Cominciamo con un po' di cronaca. L'11 Giugno scorso sono stato convocato senza spiegazioni dall'AD della Agenzia Multinazionale per la quale lavoravo, il quale mi ha comunicato senza preamboli che la società aveva deciso di fare a meno dei miei servigi: ero licenziato. Niente di personale. Quattro ore dopo lasciavo l'ufficio per non tornarci.
Si chiama "giustificato motivo oggettivo": cioè, per esempio, mettiamo il caso che tu come amministratore della società che dirigi sia un incapace e faccia un buco da centinaia di migliaia di Euro a causa di questa tua incapacità: puoi invocare il motivo oggettivo di questo buco per scaricare prontamente in strada i tuoi dipendenti, licenziandoli senza ulteriori indugi per compensare le perdite che hai causato. E non ha importanza se questi dipendenti seguivano tue direttive, se hanno clienti fedelissimi e molto soddisfatti del loro lavoro, ecc.: nulla ha importanza di fronte all'oggettività della mancanza di profitto dell'azienda, che con altrettanto oggettiva incapacità tu dirigi.
Strano constatare come, delle oltre una ventina di persone confluite da Pleon ad inizio 2012, restino in servizio dopo la dipartita mia e dell'altra sfortunata collega (anche lei confluita) a cui è toccata la stessa sorte, una mezza dozzina.
Con il contributo abbastanza ben pagato di un avvocato, il successivo 25 Luglio, di fronte alla Direzione Territoriale del Lavoro, esperita formamente la supremamente inutile opera di mediazione voluta dal Ministro Fornero per miglior giustificazione dei licenziamenti, ho preso la mia mancetta e me ne sono buonuscito senza sbattere la porta.
Poi sono venute l'iscrizione al Centro per l'Impiego, che sancisce la tua qualifica di disoccupato e niente altro, la pratica all'Inps per l'indennità di disoccupazione, ecc.

Ricominciare da capo non mi ha mai spaventato al punto da indurmi a non farlo. Però ammetto che più passa il tempo e meno è facile. I dubbi assalgono, la stanchezza si fa sentire. Nuove sfide, nuove incertezze.
Eppure non bisogna dimenticare che il cambiamento è la principale leva del miglioramento, se non si cambiasse mai niente non si avrebbe mai la possibilità di migliorare niente.

Allora bisogna rimboccarsi le maniche, scegliere il meglio del poco che si è riusciti ad imparare in questi anni e usarlo come base per ricominciare. Ricominciare dal meglio. E sforzarsi di cercare di migliorare almeno un pochino, senza ripetere gli errori già fatti.

Buona Fortuna Maiuscola a me.

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