26 novembre 2008

Come difendere la ricerca sulle staminali dalla disinformazione ideologica

La ricerca sulle staminali ha avuto un'evoluzione rapida, da quando 10 anni fa James Thomson isolò le cellule staminali embrionali umane, fino alle scoperte di Shinya Yamanaka sulla riprogrammazione cellulare. Man mano che il campo si è sviluppato i ricercatori hanno affrontato vigorose discussioni sulla validità di alcune ricerche. Parallelamente a queste controversie si è acceso il dibattito sulla liceità morale di sperimentare con embrioni umani precoci o cellule da essi derivate, in quanto alcune religioni o filosofie attribuiscono all'embrione composto da poco più di 100 cellule uno statuto ontologico o simbolico equivalente a quello di una persona. L'articolo è del quotidiano la Stampa.

«Molti Stati - si legge nell'articolo - sono riusciti a combattere la manipolazione dell'interpretazione dei risultati scientifici a fini politici, oltre che lo sfruttamento delle incertezze di un campo in sviluppo. Al contrario, in Italia, la strumentalizzazione è stata la regola. A partire dalle posizioni di alcuni membri della Chiesa cattolica che sostengono che la ricerca sulle staminali embrionali è inutile».

«L'atteggiamento di chi - continua il quotidiano - è contrario alla ricerca sulle cellule staminali embrionali umane in Italia, ma anche altrove, non è basato solo sul presentare argomentazioni etiche o religiose, rivendicarne la fondatezza e chiedendo comportamenti conseguenti. Piuttosto, si è preferito denigrare i risultati della scienza, enfatizzando alcune discrepanze, e soprattutto divulgando false informazioni sulla presunta superiorità scientifica o terapeutica della ricerca che si voleva ideologicamente appoggiare».

«La disinformazione - conclude l'articolo - provoca conseguenze nella definizione delle linee-guida politiche che sostengono la ricerca. Nei Paesi dove esiste un sistema di distribuzione dei finanziamenti sano e basato sulla peer review le conseguenze possono, presumibilmente, essere limitate. Al contrario, in Paesi come l'Italia, in cui il conflitto d'interessi inquina la gestione e la distribuzione del finanziamento pubblico della scienza, la disinformazione può ispirare e rafforzare l'interferenza politica, producendo effetti devastanti, ben oltre la penalizzazione della ricerca».

Fonte: La Stampa, "Tutto Scienze", pag. VI, 26 novembre 2008

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