08 gennaio 2008

Ogni cosa è illuminata

Qualche giorno fa ho visto alla tv questo strano film.

"Un esordiente nel cinema, Liev Schreiber, mette in schermo un esordiente della letteratura, Jonathan Safran Foer, un ebreo americano che racconta a sua volta di uno studente americano deciso a trovare in Ucraina la donna che salvò suo nonno dalla furia nazista.
Jonathan Safran Foer è anche il nome del suo personaggio, che compiendo un viaggio nella memoria ricostruisce la vita del villaggio di Trachimbord, uno dei numerosissimi shtetl (= villaggio abitato soltanto dagli ebrei) bruciati e dimenticati durante la Seconda Guerra Mondiale. Un luogo che ha smesso per sempre di essere geografico sopravvivendo soltanto nell'anima di coloro che ne hanno pazientemente raccolto e conservato, fino a collezionarle, le tracce."

"Ci sono persone che collezionano francobolli, fascette di sigari o tazze da tè. Jonathan tiene da parte i ricordi di famiglia: foto, cartoline, una dentiera e manciate di sporcizia. Il tutto sigillato in singoli sacchetti e appeso a una parete. Adesso Jonathan è alla ricerca di un ricordo più evanescente. Andrà fino in Ucraina a cercare la donna che nel 1942 ha salvato la vita a suo nonno durante la seconda guerra mondiale. Il suo unico indizio è una vecchia foto, la sua guida un ragazzo del posto che parla un buffo inglese e sogna di andare un giorno in America."

"Il viaggio di Jonathan si avvia da una fotografia del nonno ritratto accanto ad Augustine, ad accompagnare la sua ricerca sarà un altro nipote, Alexander Perchov, voce narrante del film, e un altro nonno che scopriremo "sopravvissuto" ed ebreo. Il nonno di Alex, per gli amici, è un brusco uomo di Odessa che ha cancellato la sua "ebraicità" fino a trasformarla in rabbioso antisemitismo. La sua cecità, marcata da scuri occhiali da sole e accompagnata da una cagnetta guida "psicopatica", è finta, simulata quanto la vita che disperatamente ha cercato di (soprav)-vivere lontano da Trachimbord."

"Tratto da uno dei più eclatanti casi letterari degli ultimi anni, scritto da Jonathan Safran Foer (allievo di Joyce Carol Oates) a soli 22 anni, un romanzo a scatole cinesi sorprendente per maturità stilistica e complessità strutturale, brillante e commovente, in cui tutti i caratteri si rispecchiano tra loro, lampanti emanazioni di un unico personaggio (il narratore e dunque, in seconda battuta lo scrittore stesso – che in effetti li ha creati -), EVERYTHING IS ILLUMINATED è il film che segna l’esordio dell’attore Liev Schreiber alla regia.
Diviso in capitoli (poiché quello che ascoltiamo, in voce fuori campo, è il romanzo-diario che della vicenda scrive Alex, il cui inglese sgrammaticato è uno degli elementi più esilaranti dell’opera) OGNI COSA E’ ILLUMINATA è un film sul valore della memoria che, principiando con toni propri da commedia, man mano si drammatizza. La parte più seria è forse meno riuscita ma il film, anche se nella seconda parte ha meno smalto, riesce a evolversi senza eccessive contratture fino allo struggente finale. Un po’ fiaba surreale, un po’ opera impegnata, il film, sul solco di Kusturica, è diretto con mano sicura dall’autore che azzarda anche aperture figurativamente interessanti.
Nota bene: nello strampalato inglese parlato da Alex “ogni cosa è illuminata” sta per “tutto è chiaro”."

Uno degli incredibili paesaggi di cui il film è costellato.



Locandina originale.



Locandina italiana.



A me è piaciuto molto: lo consiglio.

6 commenti:

Unknown ha detto...

... anche tu sei parecchio illuminato ... CARO MIO. Un caro saluto e ... Tanta brillantina

Alessandro ha detto...

Grazie per la visita.

la zarina ha detto...

ho rivisto giusto ieri sera questo film...mi è sembrato fantastico al di là di tutto!
ha una poesia al suo interno che riesce a toccarti il cuore...

Alessandro ha detto...

Sono daccordo con te: come dissi allora, il film mi colpì molto.
Grazie per la visita.

Phabolous ha detto...

lo guarderò presto.
Vediamo se mi piace...

Alessandro ha detto...

Sappimi dire, a me aveva proprio colpito...
Ciao