06 febbraio 2007

L'uomo come fine (Eco)

L'uomo come fine

di Umberto Eco - Da La bustina di Minerva, L'espresso, 25 Gennaio 2007

Lo Stato uccide per educare gli altri, perché si impari che a uccidere si muore. Usa il condannato come messaggio, come mezzo. Per questo la pena di morte è un delitto


(...) Perché si può essere crudeli quanto si vuole ma si deve essere contro la pena di morte?
Ricorderete le varie analisi che i semiotici e i sociologi avevano fatto ai tempi d'oro del terrorismo nostrano. Il terrorista non ammazzava Tobagi, Casalegno, Bachelet e persino Moro perché lo odiava, ma perché intendeva inviare un messaggio a fini di destabilizzazione. La vittima non era mirata. Hanno preso Moro perché probabilmente risultava più comodo, ma avrebbero potuto prendere, che so, Fanfani o Andreotti, e la cosa avrebbe funzionato lo stesso. E lo stesso hanno fatto i terroristi dell'undici settembre a New York. Non gli importava chi moriva (e in fondo avrebbero scambiato le due torri con l'Empire State Building, ma era più comodo raggiungere dal mare le due torri senza sbagliare il colpo): era importante mostrare che gli Stati Uniti erano vulnerabili.
Ora, uccidere un uomo solo per mandare un messaggio, vuole dire usare una creatura umana come mezzo invece che come fine. E non so se tutti i lettori hanno presente, ma questo contrasta non solo con ogni etica religiosa ma anche e soprattutto con l'etica laica. Un bel libro di saggi di Moravia era intitolato 'L'uomo come fine'. Uccidere qualcuno perché lo odi, perché ti ha rubato la moglie o il marito, perché ti disprezza, perché ti disturba di notte, è ancora una forma di omicidio vorrei dire 'onesto' (onore ai coniugi di Erba) perché ammazzi quella persona proprio perché è quella. Ma uccidere un uomo per mandare un messaggio (usare una creatura umana, scegliendola quasi a caso, come telegramma) è Male.
Cosa fa la pena di morte? Mica lo Stato vuole uccidere qualcuno perché gli è antipatico. Mica lo uccide perché non commetta più crimini (basterebbe rinchiuderlo e buttare la chiave). Lo uccide per educare gli altri, perché si impari che a uccidere si muore: e quindi lo uccide usandolo come messaggio, ovvero come mezzo invece che come fine. Per questo la pena di morte è un delitto.
(...)

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