22 novembre 2006

Lo zio Podger (Jerome K. Jerome)

Questo è Harris... sempre pronto ad accollarsi il peso di tutto per poi metterlo sulle spalle degli altri.
Mi fa ricordare sempre del mio povero zio Podger.
Mai visto un quarantotto come quello che succedeva per casa quando lo zio Podger metteva mano a un mestiere. Il corniciaio rimandava a casa un quadro e il quadro rimaneva nella sala da pranzo, appoggiato alla parete, in attesa di essere appeso; e la zia Podger continuava a chiedere che cosa bisognava fare; e lo zio Podger diceva:
- Non te ne incaricare, ci penso io. E voialtri, che nessuno si preoccupi, faccio tutto da me.
Si toglieva la giacca e cominciava col mandare la ragazza di servizio a comprare sei soldi di chiodi e quando quella era già uscita la faceva rincorrere da uno di noi ragazzini per dirle di che lunghezza dovevano essere; e così, a poco a poco, metteva in moto tutta la famiglia.
- Tu, Will, vai a prendermi il martello, - gridava, - e tu, Tom, portami la riga; mi occorrerà la scala a pioli e sarà meglio che mi portiate anche una seggiola di cucina. Tu, Jim, fai un salto dal signor Goggles e digli: "Papà le manda i suoi saluti e spera che la sua gamba vada meglio e la prega di imprestargli la livella". E tu, Maria, non te ne andare, mi occorrerà qualcuno che mi tenga il lume; e appena la ragazza torna dovrà uscire di nuovo per un po' di cordone da tappezziere; e... Tom! dove si è cacciato Tom? Vieni qui; avrò bisogno di te per farmi porgere il quadro.
Poi nell'alzare il quadro se lo lasciava scappare di mano; il quadro usciva dalla cornice e lui, nel tentativo di non far rompere il vetro, si tagliava e si metteva a correre per la stanza in cerca del fazzoletto.
Il fazzoletto non riusciva a trovarlo perché stava nella tasca della giacca e tutti quanti dovevamo smettere di cercare gli arnesi per correre alla scoperta della giacca mentre lui ci saltabeccava dietro.
- Ma è mai possibile che in tutta la casa non ci sia uno che sappia dove è la mia giacca? Mai visto in vita mia un'accozzaglia di scemi come voi, parola d'onore mai vista in vita mia. Siete in sei! e in sei non siete capaci di trovare una giacca che mi sono tolto non più tardi di cinque minuti fa! Bene... per tutti...
Poi si alzava e scopriva che stava seduto sulla giacca. E allora gridava:
- Potete smettere di cercare; me la sono trovata da me. Chiedere a voialtri di trovare una cosa è come chiederlo al gatto.
Poi, dopo avere impiegato mezz'ora a fasciarsi il dito, e avere comperato un altro vetro, e avere portato gli utensili, la scala, la sedia e la candela, ricominciava il lavoro, con tutta la famiglia, incluse la giovane domestica e la donna a ore, in semicerchio intorno a lui, pronta ai suoi ordini. Due dovevano reggere la scala, un terzo doveva aiutarlo a salire e sostenerlo lassù, un quarto gli doveva porgere il chiodo, un quinto il martello; lui tentava di puntare il chiodo alla parete e lo lasciava cadere.
- Corpo... - diceva allora, come offeso, - il chiodo è scappato!
E tutti noi dovevamo metterci in ginocchio alla pesca del chiodo mentre lui restava in piedi sulla sedia brontolando e chiedendo se per caso non avessimo l'intenzione di farlo rimanere là per tutta la serata.
Finalmente qualcuno trovava il chiodo, ma nel frattempo lui non sapeva più dov'era il martello.
- Dov'è il martello? Ma che ne ho fatto di questo benedetto martello? Santo Cielo! Possibile che tutti e sette ve ne stiate lì come allocchi e non sappiate che ne ho fatto del martello?
Gli trovavamo il martello, ma lui non trovava più il segno che aveva fatto sulla parete dove avrebbe dovuto piantare il chiodo e ciascuno di noi saliva a turno sulla sedia dietro di lui per cercare di scoprirlo. Succedeva che ognuno di noi vedesse il segno in un punto diverso e lui ci dava del cretino, a tutti, uno dopo l'altro, e ci faceva scendere. Allora prendeva la riga e ricominciava concludendo che il buco doveva esser fatto alla metà di trentun pollici e tre ottavi dall'angolo e perdeva la testa a fare il calcolo a mente.
Tutti ora ci sforzavamo a fare quel calcolo a memoria e arrivavamo a risultati diversi canzonandoci a vicenda. Succedeva che in tanto calcolare dimenticavamo il dato originale e lo zio Podger doveva riprendere le misure.
Questa volta però si serviva di uno spago e al momento critico, quando quel buon vecchio matto pendeva dalla sedia e tentava di arrivare a un punto che stava tre pollici più in alto di quanto egli potesse giungere, lo spago gli scivolava dalle dita e lui cadeva sul pianoforte battendo col capo e col corpo su tutti i tasti allo stesso tempo e producendo un effetto musicale veramente notevole.
E la zia Maria diceva che non avrebbe permesso che i bambini rimanessero lì a sentire un linguaggio simile. Finalmente lo zio Podger trovava il posto e vi appoggiava la punta del chiodo reggendolo con la mano sinistra mentre con la destra prendeva il martello. Alla prima martellata si schiacciava un dito ed emettendo un urlo lasciava cadere il martello sul piede di qualcuno di noi Zia Maria, tutta tenerezza, diceva che la prossima volta che lo zio Podger avrebbe dovuto conficcare un chiodo nella parete, sperava che glielo avesse fatto sapere in tempo affinché, mentre egli faceva quello, lei potesse combinare un viaggio di una settimana da sua madre.
- Oh! Voi donne fate un can-can per qualsiasi piccolezza!
rispondeva zio Podger riprendendo il controllo di se stesso. In fondo con questi lavoretti mi ci diverto.
Ed eccolo a fare un altro tentativo. Al secondo colpo il chiodo sprofondava nell'intonaco e mezzo martello spariva dietro di lui:
zio Podger per forza di inerzia sbatteva contro la parete acciaccandosi il naso.
E ricominciava la ricerca dello spago e della riga e si faceva un altro buco. Verso mezzanotte il quadro era appeso... di traverso e pericolante; alcuni metri della parete sembravano raschiati con un rastrello e tutti noi, ad eccezione dello zio Podger, eravamo stanchi morti, in uno stato miserevole.
- Ecco fatto, - diceva lui scendendo pesantemente dalla sedia sui calli della donna a ore e guardando con evidente orgoglio la strage compiuta. - C'è della gente che per una sciocchezza simile sarebbe stata capace di chiamare un operaio.

Da TRE UOMINI IN BARCA (per non parlar del cane) [1889], di Jerome K. Jerome (1959-1927)

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