08 novembre 2006

Gesti

"(...) Stavo in questi nuovi pensieri seduto da solo nel salotto, quando Matilde venne a dirmi che la cena era pronta. Vestita con un vecchio abito scuro, mi sembrò tale e quale l’avevo vista la prima volta. Si avvicinò alla mia sedia, mi posò una mano sulla spalla e con un sorriso triste disse: “In tavola”.
Mi alzai subito e venni a trovarmi faccia a faccia con lei, che mi guardava negli occhi continuando a sorridere amaramente. Mi venne in mente di profittare di quel momento per una prova. Allungai una mano al suo volto e le feci una carezza. Socchiuse gli occhi e piegò il capo verso la mia mano, stringendola tra la guancia e la spalla. Bastò quel gesto a dischiudermi una speranza. Dovevo andare a fondo nel gioco che avevo cominciato e che poteva aprirmi la strada che cercavo, magari non quella del matrimonio al quale pensava la signora Cleofe, ma un’altra più tortuosa e difficile. Una simile impresa avrebbe comportato un duro confronto con l’Orimbelli, ma col risultato di mutare la sorte di più vite, e della mia innanzitutto, se era giunta, come mi pareva, a un punto di rottura. Sapevo per intuito più che per esperienza, che ogni gioco dei sentimenti nasconde sempre un dramma, lo prepara, quasi lo alleva tra allegre divagazioni e spensierate ebbrezze.
Ma non era più un gioco per me, era un cimento, una lotta dalla quale speravo di uscire mutato quel tanto che mi occorreva per diventare finalmente uomo (…)".

Piero Chiara, da La stanza del vescovo (1976)














Anche nella vita di tutti i giorni, a volte certi piccoli gesti si caricano di significati simbolici che vanno ben oltre la loro effettiva dimensione. Tuttavia, possono essere importanti, per la vita di ognuno - a volte davvero parca di eventi positivi.

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