30 marzo 2006

“La danza della tigre”, di Björn Kurtén

(...) Una piccola macchia bianca a forma di V sulla gola aumenta la sua apparenza clownesca. L’unico particolare che sciupava la sua espressione amabile era il bagliore bianco di una zanna ricurva, la sinistra, chiaramente visibile contro il mento nero. La tigre allungò il collo, come per misurare la propria altezza rispetto ai mammut. Poi s'impennò per un momento, con le zampe davanti alzate e penzolanti nella parte inferiore, più che mai simile a un allegro cucciolo. I mammut, ai quali quelle buffonate non facevano nessuna impressione, continuavano a fissarla.
La tigre, ancora il ritratto di una perfetta benevolenza, ricadde sulle quattro zampe e avanzò a un'andatura tranquilla. Da quella parte della radura la neve era coperta da una solida crosta. Dal mammut maschio giunse un brontolio di avvertimento. La femmina e il piccolo gli si strinsero al fianco, il piccolo protetto tra i genitori. La tigre, alla quale le alte zampe anteriori e la testa orgogliosamente eretta davano un'aria di superiorità, benché fosse molto più piccola, continuò ad avanzare trotterellando. Questo fu troppo per il mammut maschio. La sua proboscide si alzò e, con un barrito di rabbia, si lanciò verso la tigre.
Con un'unica occhiata dispiaciuta, che pareva deplorare un simile equivoco riguardo alle sue intenzioni, la tigre girò su se stessa e sfuggì con grazia all'assalto. Il mammut, dopo averla scacciata, fece dietrofront e si riunì alla famiglia.

La tigre si sedette e sbadigliò, scoprendo le lunghe scimitarre ricurve, e chiuse le mascelle con un udibile schiocco... Poi con un unico, fluido movimento, la tigre si lanciò verso i mammut.

Non li raggiunse. Il maschio ruotò su se stesso per contrattaccare e la tigre schizzò via. Si muoveva senza sforzo sulla crosta di neve gelata, che il mammut invece spezzava a ogni passo. Quest'ultimo tornò dalla sua compagna.

A orecchie ritte, la tigre si sedette e guardò i mammut con aria cogitabonda. Non aveva perduto la sua aria d'innocenza. Poi venne un'altra carica, un altro contrattacco e la tigre balzò indietro, ma solo per lanciarsi verso la femmina mentre il maschio si stava ritirando. Tra uno svolio di neve, la danza continuò. La tigre effettuava i suoi attacchi ogni volta da un'angolatura diversa, costringendo il mammut a solcare altra neve intatta. Mentre la tigre girava loro intorno, la femmina diventava sempre più irrequieta e ogni tanto non riusciva a trattenersi dal tentare un attacco. Ancora uno scatto della tigre; ancora una controcarica di entrambi i mammut e improvvisamente ci fu un lampo nero tra i fitti ontani dall'altra parte della radura. Il piccolo mammut, rimasto momentaneamente senza protezione, non aveva occhi che per i suoi genitori e la loro lotta. La tigre femmina, intanto, era rimasta acquattata nel bosco dietro di lui. Adesso era uscita allo scoperto, inosservata da tutti salvo che dall'uomo sull'albero, il quale vide il suo ventre rigonfio e capì che era gravida. Nel suo furioso attacco, balzò molto in alto su un fianco della sua preda. Ci fu un momentaneo abbraccio; le scimitarre brillarono prima di affondare nel collo del piccolo mammut. Poi, con uno scatto, la tigre si staccò e corse di nuovo al coperto. Il mammut strillò di dolore mentre il sangue sprizzava dal collo dove le zanne ricurve della tigre avevano prodotto due grandi ferite. Il maschio, barrendo di rabbia, si precipitò nel bosco dietro alla tigre femmina, ma gli alberi erano troppo fitti per la sua mole. La femmina cercò di tenersi tra il piccolo e la tigre maschio, che manovrava ancora a semicerchio, facendo un assalto ogni tanto. Il maschio frustrato emerse dal bosco e immediatamente caricò, ma la tigre gli sfuggì con la solita facilità. Ora il mammut era implacabile. Continuò a inseguire la tigre, che lo guidò in una lunga danza sulla radura. Il mammut affondava nella neve e cominciava a perdere il fiato. Tracce di sangue mostravano che perfino la sua pelle durissima era escoriata dal ghiaccio.

Infine non ne poté più. Si fermò, proprio sotto Tigre, e guardò il suo tormentatore con occhi accesi. Il felino si sedette e cominciò gravemente a leccarsi una zampa.

Dopo il terrore iniziale il piccolo entrò in uno stato di shock totale. l'unico attacco della tigre femmina gli aveva reciso la vena del collo, nello stesso tempo privandolo, grazie al cielo, di ogni sensibilità. Il sangue che sgorgava dalle ferite formava grandi chiazze rosse sulla neve.
(...)

Da “La danza della tigre”, di Björn Kurtén, Franco Muzzio Editore, pagg. 190-191.

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