15 gennaio 2006

Life’s a bitch and then you die: considerazioni sulla solitudine

Mi vengono in mente
· la solitudine dell’eremita, del trasvolatore, del velista solitario, della sentinella
· la solitudine del calciatore di fronte ad un rigore, del cacciatore di fronte alla carica di una pericolosa preda
· la solitudine dei singles
· la solitudine della malattia, fisica o mentale, quella del lutto

Ma le lettere di Camille Claudel mi fanno soprattutto pensare che non c’è solitudine più profonda che all’interno di un rapporto di coppia.

Quando si pensa ad una coppia, la solitudine può assumere diversi significati, che a me sembrano in qualche modo legati alla negazione, di sé o dell’altro.

La negazione dell’altro è l’assenza. È l’altro che si nega. Può dipendere da lontananza; peggio, da indifferenza, rifiuto, tradimento. È la sensazione descritta da Camillle.

La negazione di sé è una presenza vuota, priva di essenza. È l’altro che ti nega. Sta con te ma ti considera solo pura forma, involucro senza desideri, bisogni, senza dignità d’interesse.

Ma forse sono solo le due facce della stessa medaglia.

Cose che succedono, ad ogni modo.

Nessun commento: