18 ottobre 2008

Con il Web 2.0 il reclamo va sul blog e colpisce l’azienda (di Giampaolo Fabris)

(...) L’empowerment del consumatore non è espressione retorica ma, grazie anche alle nuove tecnologie, una diffusa realtà.

Un episodio dei giorni scorsi. Una mamma porta il suo piccolino autistico in uno spazio dedicato a film Disney Cars, alla Carrefour di Assago, uno spazio preparato appositamente per consentire ai bambini di avere una foto ricordo. Ecco il racconto nelle parole della mamma. “Arriva il turno del mio piccolo, e non appena varca la transenna, resta ben due secondi girato verso il suo idolo a grandezza naturale, invece di fissare l’obiettivo del fotografo. Il fotografo comincia ad urlare “Muoviti! Non siamo mica tutti qui ad aspettare te”, Mio figlio si gira, ma non abbastanza secondo il “professionista”. Gli chiedo “Per favore, anche se non è proprio dritto, gli faccia Io stesso la foto…” “Ma io non ho mica tempo da perdere sa? Lo porti via! Vattene! Avanti un altro, vattene!”. Fa seguito l’intervento, non meno offensivo (“è uno scemo”), di genitori di altri bambini insofferenti per l’attesa e del personale di Carrefour altrettanto crudelmente sadico.

La mamma porta via il piccolo in lacrime. Ma questa volta protesta. Ed usa la più potente delle armi di cui il consumatore oggi dispone e della cui potenza non è ancora consapevole. Posta il vergognoso accaduto su un blog. Credo che accadimenti del genere possano capitare a qualsiasi azienda e che Carrefour abbia comunque soltanto una responsabilità oggettiva. Una prima lettera di scuse è molto formale.

Ma intanto nella blogosfera accade qualcosa a cui non siamo ancora preparati. Sono centinaia, sino ad un migliaio, le immediate dichiarazioni di solidarietà e di dura indignazione nei confronti dell’Azienda espresse da persone di tutte le età e di ogni condizione sociale. Moltissimi altri blog riportano indignati l’accaduto trasformandosi così, di fatto, in un formidabile amplificatore. L’amministratore delegato di Carrefour telefona alla mamma per testimoniarle le scuse sue e dell’ azienda. La signora non chiede niente per sé ma uno stanziamento per una campagna a favore dell’autismo.

Mi auguro che Carrefour sia disponibile a farlo. Sarebbe nel suo interesse: anche al di là di un doveroso indennizzo morale ad un genitore, e ad un piccolino, tanto deriso ed offeso. La blogosfera, che ha dimensioni e confini praticamente illimitati, si è sensibilizzata e sta attendendo. La protesta adesso, come era convenzionalmente prassi, non può più essere ignorata. Una lezione per il mondo delle imprese. Il vento sta cambiando.

Di Giampaolo Fabris, tratto da Affari&Finanza de La Repubblica del 13 ottobre 2008

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