31 gennaio 2008

Alla fonte del Blogger

Alla fonte del Blogger

Secondo una ricerca dell'agenzia di rp Brodeur i professionisti cercano in rete notizie, ma soprattutto opinioni.

di Luca Conti

Nei dieci anni di vita dei blog, i professionisti dell'informazione e i blogger sono stati protagonisti di una relazione contrastata: annusamenti reciproci, riconoscimenti da una parte e dall'altra, senza tralasciare momenti di scontro, anche acceso. Quasi ciclicamente, come se non si riuscisse a venirne a capo - almeno a seguire il dibattito sui grandi media - questi tre momenti caratterizzano ancora oggi la relazione tra giornalisti e blogger in Italia. Ultimo a riaccendere la polemica il blogger/non blogger Beppe Grillo, con il lancio della seconda edizione del V-Day, questa volta con oggetto i giornalisti.

Nell'ecosistema mediatico americano, in cui da un lato il fenomeno dei media personali ha dimensioni non più trascurabili e dall'altro vede una maggiore maturità dei media tradizionali nella relazione con internet, non esiste alcuna contrapposizione. Questo è quanto conferma una recente indagine dell'agenzia di relazioni pubbliche Brodeur, presentata in occasione del Consumer Flectronics Show a Las Vegas - evento in cui numerosissimi sono stati i blogger accreditati - sull'approccio dei giornalisti verso la blogosfera, vista come un'ottima fonte di notizie e soprattutto di opinioni.

Seppur il campione si riveli piuttosto limitato - 178 questionari compilati su 4mila giornalisti contattati con la posta elettronica, dal 18 dicembre al 3 gennaio scorso negli Stati Uniti, con un 70% di uomini, estremamente orientato su temi economici - dall'indagine svolta emerge chiaramente il profilo di un giornalista che partecipa attivamente ai processi del web 2.0, in particolare rispetto a blog e social network, ed è in grado di utilizzare i media personali per le proprie ricerche e per l'elaborazione di articoli più approfonditi e completi.

Circa tre quarti del campione ha dichiarato infatti di ritenere i blog efficaci nel fornire nuove storie o punti di vista aggiuntivi, preziosi per definire più accuratamente l'orientamento dell'opinione pubblica rispetto ai temi più discussi nella società americana. Quasi il 6o% dei giornalisti ha inserito i blog nella propria dieta mediatica con una consultazione non troppo frequente, ma costante, di almeno una visita due o tre volte la settimana. Gli appassionati sono ancora una ristretta minoranza e quasi il 50% ha una lista di fonti nella blogo sfera controllate regolarmente, inferiore a cinque blog.

La frequentazione delle piattaforme sociali, in cui gli utenti partecipano attivamente pubblicando contenuti informativi, ha spinto una fetta importante di giornalisti a sporcarsi le mani e a sperimentarne l'uso in prima persona. Un quarto del campione ha dichiarato infatti di curare un proprio blog, utilizzato nello svolgimento della professione, e circa il 16% ha aperto un profilo personale all'interno di un social network.
Tutto ciò desta poca meraviglia: nel Regno Unito, dove MySpace, Bebo e Facebook sono molto popolari, più della metà della forza lavoro della Bbc partecipa al gruppo dell'azienda su Facebook. E non si tratta di un caso isolato. Avere un profilo all'interno di questi network si rivela inoltre strategico, come abbiamo potuto recentemente verificare anche in Italia, per scovare notizie nei profili dei giovani protagonisti della cronaca nera.
Curioso inoltre il dato relativo al motore di ricerca più popolare per trovare notizie nei blog. Oltre la metà del campione usa la Ricerca Blog di Google, quasi sette volte più di Technorati, leader del settore con oltre 100 milioni di blog indicizzati, seppur la concorrenza del gigante di Mountain View si faccia ogni giorno più pressante.

Il giornalista non intende abdicare al suo molo di guardiano dell'informazione. I blog si rivelano quindi importanti nell'arrivare a una notizia più rapidamente (74%), grazie a una maggiore quantità di materiale disponibile in rete (68%), senza per questo influenzare la qualità del prodotto finale (43%) o la scelta del team editoriale (5s%). Una apertura ai social media purché questi si inseriscano simbioticamente nel sistema, consapevoli che l'informazione e l'approfondimento di qualità non possono fare a meno di professionisti qualificati e pagati per svolgere il proprio lavoro al servizio del lettore. Piena libertà di cittadinanza quindi per blog e blogger, sicuri che professionalità e capacità di innovare siano per il giornalismo i valori sui quali costruire il futuro.

tratto da Nova 24



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