06 settembre 2007

Cose che non rivedremo

No, non intendo parlare di sesso, se è questo che pensavate. Vorrei, invece, lasciarmi andare al ricordo di un elettrodomestico (forse sarebbe meglio dire elettrobarestico) che è stato senz’altro protagonista della mia infanzia e giovinezza e che ora non esiste più, perlomeno nella sintesi di forma e sostanza che conoscevamo: il juke-box.
Secondo Wikipedia, “Il juke-box è un macchinario che riproduce canzoni in base alla scelta del cliente, che avvia la selezione inserendo una moneta nella macchina. È di solito composto da un armadio diviso orizzontalmente in due ripiani, dei quali il superiore ha una grossa lastra di plexiglass o vetro, che mostra il meccanismo interno di selezione dei dischi e di giradischi; in quella inferiore trova posto il controllo delle monete, la cassaforte e il sistema elettrico di selezione”.

Secondo 45Mania.it, “La Seeburg fu la prima società (americana) a scommettere sui 45 giri (prima ci andavano i 78 giri) e nell'ottobre del 1950 creò l' M100B, il primo juke-box funzionante con i microsolco a 45 giri - mia grande passione. I juke-box, che già dalla metà degli anni '50 utilizzano la tecnologia stereofonica (in notevole anticipo sui dischi, che per molti anni ancora, invece, saranno solo monofonici) diventano diffusissimi in tutto il mondo negli anni ’60: non esiste bar degno di tale nome che non ne abbia installato uno. Fra il 1950 ed il 1965 vengono costruite le più belle macchine del dopoguerra. La meccanica a vista affascina gli utilizzatori tanto quanto l'ascolto del disco preferito. In Italia gli stabilimenti balneari sono invasi da queste macchine che per tutta l'estate funzionano ininterrottamente, per la gioia di molti e la disperazione di pochi. Nasce addirittura una manifestazione popolarissima (il Festivalbar) che farà proprio del juke-box lo strumento principale per decretare la canzone più gettonata e quindi più gradita di tutta l'estate canora. Il juke-box degli anni '70 è completamente diverso da quello del decennio precedente. La meccanica, purtroppo, spesso non risulta più visibile ed il design appare notevolmente semplificato. La fine del 45 giri causa indirettamente anche il declino di queste affascinanti macchine, superate dai nuovi modi di ascoltare e diffondere la musica. La Rock-Ola e la Wurlitzer hanno, comunque, continuato a produrre juke-box basati sulla tecnologia digitale dei CD, ma con scarsi risultati in termini di diffusione”.

Sono stato un grandissimo utente di juke-box per tutta la mia vita, fino alla loro definitiva scomparsa. Ogni volta che ne vedevo uno, non potevo impedirmi di tirar fuori di tasca 50 lire per 1 canzone o 100 lire (5 centesimi di Euro) per 3 canzoni, per selezionare la mia musica preferita del momento.
Bisogna considerare che a quel tempo le “radio libere” in FM muovevano i primi passi e i vari segnali si potevano ricevere solo in un raggio limitato di distanza dalla sede delle trasmissioni. Ad esempio, io nel 1977 ero un “novantanoviano” vale a dire ascoltavo Radio Studio 105, che trasmetteva sui 99 mhz: ma questa è tutta un’altra storia.
Fatto sta che quando ci si trovava in un bar con amici era normale fare ricorso al juke-box, immancabilmente presente, per accompagnare con la sua base musicale lo scorrere del tempo. Tra l’altro, se eri un po’ sgamato, come me che di musica me ne interessavo parecchio, potevi pure cercare di fare colpo sulle ragazze, selezionando i brani meno conosciuti, ma non per questo meno belli, mettendo in mostra la tua straordinaria sensibilità musicale... Ovviamente a quel tempo non cuccavo alcunché, ma speravo parecchio...

Ho un ricordo, in particolare, dei lunghi pomeriggi passati in Formazza ai tavoli del vecchio Corno Brunni (pre-restyling) ad ascoltare musica facendo le parole crociate e chiacchierando con gli amici. Ricordo, in particolare, l’estate del 1980: selezionavo sistematicamente Controllo Totale di Anna Oxa, Luna di Gianni Togni e L’era del cinghiale bianco di Franco Battiato (che, malgrado fosse dell’anno prima, continuava a trovare posto nel juke-box).
[Il precedente era stato l’anno di Michele Pecora con Era lei, qualcuno se lo ricorda?]

Il ricordo più vecchio che, però, ho risale ai miei 7 anni del 1972, quando sentivo Io vagabondo dei Nomadi in un juke-box di Macugnaga, forse la prima canzone cha abbia mai selezionato, a quel tempo con l’aiuto di mammà.

Bei ricordi.

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