25 gennaio 2007

SIAMO TUTTI “DIVERSI”...

La nostra realtà di lavoro sta sempre di più assumendo una dimensione globale: processi e funzioni tendono ad oltrepassare i tradizionali confini nazionali e locali per assumere una veste europea e, più in generale, internazionale.
Molti sono gli ostacoli che ci troviamo di fronte in questa transizione rivoluzionaria verso la cultura del nostro domani, e il primo tra tutti sono le differenti lingue che ci separano.
In effetti, il processo di globalizzazione che la maggior parte delle società sta affrontando porta a galla giorno per giorno la vasta gamma di meravigliose differenze che costituiscono la nostra attuale diversità. Queste differenze costituiscono un interessante esempio del contrasto che esiste tra lo sforzo di armonizzazione di processi e prodotti/servizi che le grandi società stanno affrontando, nel tentativo di massimizzare l’efficienza dei propri business, e la realtà di ogni giorno, nella quale l’armonizzazione tra le lingue resta più che altro un sogno.
Vediamo qualche esempio tra i tanti delle barriere linguistiche (e quindi culturali) che ci separano, rendendo difficile comunicare.
Di fronte a qualcosa di assolutamente incomprensibile, noi italiani diremo che “è arabo”: e per gli altri paesi? Spero che riuscirà a strapparvi almeno un sorriso sapere che per gli inglesi e i portoghesi “è greco”; per i francesi “è latino”; per gli spagnoli ed i greci “è cinese”; per i tedeschi “spagnolo”...
E che dire del tipico amante che incontra la tipica moglie di qualcun altro mentre, tipicamente, questi è al lavoro? Per noi italiani, la figura forse più diffusa è “l’idraulico”, sebbene si riscontri una grande varietà di differenze da regione a regione. Per gli inglesi, invece, è ”il lattaio”; per i francesi, i tedeschi e i greci “il postino”; per gli spagnoli “il gasista” o ancora l’idraulico; per i portoghesi “il panettiere” oppure, di nuovo, quel birbante del postino. Beati loro...
Quali sono, dunque, di fronte a tanta varietà le prospettive che ci si aprono? Chi se la sentirebbe di stabilire a priori se sia meglio come amante l’idraulico o il postino, se sia più incomprensibile l’arabo, il cinese o magari proprio l’inglese?
Le differenze esistono, bisogna prenderne atto e cercare di capirle: nel caso delle differenze linguistiche e culturali, per giunta, non possiamo che apprezzarle, dato che rappresentano di fatto un significativo valore aggiunto di esperienze ed insegnamenti per il nostro lavoro e per noi stessi. Imparare e parlarsi e capirsi, comprendendo ed accettando le differenze esistenti, non impoverirà di certo il nostro patrimonio “locale”: anzi, non potrà che arricchirlo di nuovi stimoli e nuove idee.

PS: Comunque, "Italians do it better..."

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